venerdì 24 agosto 2012

Tre Soldi e il mio Seitan con piselli e pomodoro


Non costa quasi nulla eppure è una cosa magnifica: coprite il fondo di un recipiente di vetro con un pugno di sabbia pulita e piantatevi alcune comuni pianticelle acquatiche, versateci sopra delicatamente alcuni litri d’acqua di rubinetto e ponete il tutto su di un davanzale soleggiato. Quando l’acqua si è purificata e le pianticelle hanno incominciato a crescere, mettetevi dentro alcuni pesciolini; o, ancora meglio, recatevi con un vasetto e con un acchiappafarfalle allo stagno più vicino, immergete alcune volte la rete e raccoglierete una miriade di organismi viventi. In quella reticella per me è ancor oggi rinchiuso l’incanto della fanciullezza.

Be’, le cose non sono andate esattamente così. Avevo si tutte le intenzioni di allestire il mio primo acquario nelle modalità descritte da Lorenz, ma non ne ho avuto il tempo. Mi sono ritrovata con un pesce rosso chiuso nella la sua sacchetta di plastica e il solito sputo d’acqua buono per una mezzora di vita. Non c’era tempo di far ambientare le piante o di andare allo stagno (già, ma quale?) con l’acchiappafarfalle (signori miei, qui facciamo tutti un salto indietro nel tempo). Quindi mi sono limitata a riempire la vaschetta di terriccio per acquari, comprare due piante vere sperando in un miracoloso quanto rapido adattamento e dare il benvenuto a Tre Soldi. Quei tre soldi che ho speso per acquistare il biglietto vincente. Speravo in realtà di liberare da quelle anguste gabbiette i pappagallini dallo sguardo intelligente o le paperelle che avrebbero spezzato il cuore a un sasso o quella coppia di tortore paralizzate dalla musica e dalla gente. Ma per tre soldi bisogna avere davvero molta fortuna o bisogna rassegnarsi a comprendere che le gabbie servono solo ad attirare lo sguardo e mettere mano al portafoglio. Nella mia smania da croceverdina improvvisata, allergica a tutto ciò che si trova dentro a una gabbia, ho deciso di fregarmene del buon senso e comprare il mio bilietto. E così ho lasciato i miei tre soldi, un insulto velenoso e mi sono presa il pesce.

Ora nell’acquario ci sono altri due inquilini della stessa specie a far compagnia al piccolo arrivato, comprati questa volta per un soldo soltanto e già belli grandi e panciuti. Pino e Tina, li ho chiamati, sebbene non sappia minimamente nulla della loro sessualità. A modo mio credo di aver voluto ricreare una famiglia e qui mi fermo perché il campo dell’inconscio non è il tema di oggi. 


Immagine presa dal web
Parlerò piuttosto del Seitan, che nella mia battaglia personale contro il consumo di carne rappresenta una discreta soddisfazione. Poco conosciuto o comunque poco utilizzato sulle nostre tavole, è invece un ottimo sostituto di bistecche e fettine che ci arriva dall’Oriente. Potevo limitarmi a comprarlo confezionato? Giammai, tanto più che la preparazione casalinga è meno elaborata di una crostata. Dovrò ovviamente perfezionarmi, testare altre farine e cucinare altre ricette, ma per il momento sono fiera del mio primo Seitan fatto in casa e lo consiglio anche a chi non ha smanie animaliste. Diminuire il consumo di carne – sostituendo le proteine animali con quelle vegetali -  non può che far bene al nostro organismo ormai saturo di “ciccia”.

Ma cos’è il Seitan? Nient’altro che glutine cotto. Per ottenerlo è sufficiente lavorare la farina con l’acqua in modo che ne fuoriescano l’amido e la crusca. Ciò che resterà di grigiastro e un po’ appiccicoso è appunto il glutine.

Solitamente – per una preparazione casalinga – non vale la pena iniziare con un quantitativo inferiore a 1 kg di farina, dal momento che la massa alla fine della lavorazione si sarà ridotta della metà. E’ possibile utilizzarlo subito o conservarlo in frigo per quattro, cinque giorni immerso nel suo liquido. Tuttavia è possibile ridurre le dosi di farina mantenendo le proporzioni dell’acqua.
 

Ingredienti:

per il Seitan

1 kg di farina integrale (o Manitoba che pare sia ricca di glutine)
6 dl di acqua fredda (o tiepida, a seconda delle versioni)
salsa di soia
spezie e odori a scelta

per il condimento

piselli
pomodoro in pezzi
1/2 cipolla
basilico
vino bianco
olio
salsa di soia (o sale)


Preparare il Seitan impastando la farina con l’acqua. Sulla quantità potrete regolarvi al tatto, ci sono farine che richiedono più acqua e farine che ne richiedono meno. Cominciate con una quantità inferiore al peso della farina e al massimo aggiungetela durante la lavorazione. Formate una palle e lasciate riposare a temperatura ambiente per una mezzora. Potete anche far riposare l’impasto dentro un contenitore pieno d’acqua in modo da agevolare l’estrazione del glutine. Successivamente ponete l’impasto dentro lo scolapasta e continuate a impastare con acqua a filo dal rubinetto. Vi accorgerete che l’impasto inizierà a perdere un liquido biancastro, simile a latte. Si tratta dell’amido, che volendo potete conservare poiché è ottimo per addensare minestre (invece della fecola pronta). Insieme all’amido anche la crusca si staccherà presto dal vostro impasto, lasciando un ammasso un po’ appiccicoso e ridotto della metà. A questo punto siete pronti per lessarlo. Chiudetelo in un fazzoletto di stoffa e buttatelo in pentola con salsa di soia e le spezie che preferite. La versione orientale sarebbe con l’alga kombu e lo zenzero, ma potete italianizzare a vostro piacimento. Io, per esempio, ho usato alloro, cipolla e chiodi di garofano come se fosse un brodo di carne. La salsa di soia va usata invece al posto del sale e lascia inoltre un retrogusto particolare, tipico di quella cucina cinese a cui siamo abituati.

Lessare per mezzora, scolare e affettare a uno spessore di 1 centimetro circa. Procedere con la lessatura per un’altra mezzora e infine conservare il tutto (liquido compreso) in un contenitore ermetico. Al momento dell’utilizzo basterà tagliarlo a seconda dell’uso: spezzatino, fettine o ragout. Vista la cottura precedente non sarà necessario cuocerlo a lungo e quindi è anche molto pratico per preparazioni veloci e stomaci affamati.

Potete provare la mia versione con i piselli. In una padella soffriggere la cipolla con l’olio, aggiungere i piselli precedentemente sbollentati, bagnare con il vino e far cuocere aggiungendo a metà cottura il pomodoro in pezzi, il Seitan ridotto a bocconcini e la salsa di soia (o sale – ma non entrambi perché la salsa è molto saporita). Portare a cottura e far riposare qualche minuto prima di servire.

Che sapore ha? Il glutine cotto – diciamolo – non è come il manzo o il maiale. Ma se ben insaporito da salse e spezie, nonché da un buon contorno, è un pasto buono oltre che completo che si presta – secondo il mio palato – a ottimi ragout e spezzatini da variare in mille modi diversi.

Purtroppo non ho foto perché ero sprovvista della digitale. Anzi, ne ho una molto sfocata e non vale neanche la pena proporla. Anzi, la propongo per dare un’idea del piatto, ma spero di sostituirla al più presto, quando magari mi lascerò meno andare all’improvvisazione senza mezzi fotografici adeguati!





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