lunedì 6 agosto 2012

Storie di viaggiatori occasionali e pendolari assuefatti

Succedono milioni di cose nel mondo e io sono tutta presa da questo piccolo universo interiore che lotta contro se stesso e i riflessi del suo inconscio. D'altra parte sono una di quelle persone che quando mette il naso fuori - proprio in quel mondo lì - trova subito qualcosa di brutto di cui parlare, cercando d'infervorare la placida e tranquilla vita del prossimo. Un esempio? 

Ieri ero sul treno, la solita tratta infernale che collega questo paesotto provinciale (oddio, ci risiamo) con la cittadozza. (Sul provincialismo tornerò in seguito, ma non lo prometto). Mi piace pensare che le cose altrove funzionino a meraviglia...Da queste parti i costi del trasporto pubblico sono aumentati ma il servizio è rimasto lo stesso, se non peggiorato. Treni sporchi, guasti, maleodoranti, perennemente in ritardo. Biglietterie elettroniche fuori servizio, sale d'attesa imbrattate di urina, personale ferroviario svaccato e poco professionale. Per il momento non mi viene in mente altro. 
Merditalia, la chiamo io.
Ieri ero proprio su uno di quei treni lì, prevista partenza con 15 minuti di abituale ritardo. Aria condizionata a singhiozzo, giusto per non farci mancare nulla. Nel mio vagone un gruppo di ragazzi americani in vacanza con la famiglia - i genitori nello scomparto adiacente. Arriva il controllore - premetto che ieri era domenica, treno mezzo vuoto - che schioda il suo culo salariato solo nei giorni festivi perché in tutti gli altri rischia il linciaggio. 

Nel verificare i titoli di viaggio dei ragazzi si accorge che uno di loro si è dimenticato di obliterare il biglietto. Cosa farebbe una qualsiasi persona con un minino di elasticità e buon senso? Mostrerebbe al ragazzo la sua dimenticanza (possibilmente nella sua lingua e non a gesti come il suddetto) e capirebbe che non si tratta di negligenza o furboneria, ma semplicemente di una svista. Tutta la sua famiglia ha timbrato tranne lui. Forse era al cesso, forse stava comprando un panino. Forse non ci ha fatto caso. Forse. Ma cosa si è messo a fare il NostroSolertissimoDipendenteDelPubblicoTrasporto? Non gli sembrava vero di dare sfogo a tutte le sue frustrazioni con una facile multa domenicale, servita su un piatto d'argento. Al suo posto mi sarei vergognata, come mi vergogno ogni volta che sull'autobus affollato e senza aria condizionata incrocio gli occhi di stranieri allibiti e divertiti - un umorismo incredulo, grottesco. Si, faccio eco con lo sguardo, this is ALL true. 

Quando arriva il mio turno faccio presente al controllore di quella che a me sembra una vera porcata e lui mi risponde che non sono affari miei, che obliterare è un obbligo anche per gli stranieri, che ne va della sicurezza dello stesso viaggiatore  per via dell'assicurazione in caso di incidenti e blablabla. Gli rispondo che la compagnia per la quale lavora dovrebbe solo chiedere scusa per il ritardo e lo schifo del vagone e che per lo stesso principio io dovrei essere risarcita ogni volta che arrivo tardi a causa di malfunzionamenti e guasti elettrici. Probabilmente le direttive dall'alto sono chiare: spremere dove si può, dal momento che aumentare i costi non è bastato. 

Sono stanca, si, veramente stanca. Stanca delle cose brutte che sono intorno a me. Sono una di quelle persone che - oggi, ora, in questo momento - quando può non paga il biglietto del treno per principio. Ma sono anche una di quelle persone che vorrebbe pagarlo e vorrebbe il servizio per il quale sta pagando. Ho scritto "quando posso", perché nonostante tutta la rabbia che si sente in giro, questo paese non è ancora pronto a salire in massa sul treno senza convalidare il biglietto. Come non è pronto per cose molto più grandi di questa. Un povero stronzo senza biglietto resta un povero stronzo, ma cento, duecento persone senza biglietto sono molto di più. 

Il treno arriva alla stazione successiva, il ControlloreSolerte prosegue con il suo lavoro e mi lascia lì a bollire di rabbia. E io la porto dentro questa rabbia, chiedendomi come possa trasformare le cose brutte in cose belle, cercando di controllarla, volgerla in qualcosa di costruttivo. Perché distruggere non basta e io sono stanca anche di questo. Stanca di assuefarmi e convincermi che non c'è nulla da fare.

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