giovedì 29 marzo 2012

Torta pasquale al formaggio

Ci siamo, Pasqua è alle porte e a me piace festeggiarla come si faceva un tempo, ovvero prendendola per quella che è: una festa di primavera. L'uomo da sempre celebra il ritorno della vegetazione, importante in un periodo in cui il corso stesso della vita era dettato dal cambio delle stagioni. Nulla di troppo bucolico, sebbene oggi ci piaccia ricordarlo così. Basti pensare che queste feste (come anche il solstizio d'inverno che ACCIDENTALMENTE coincide con la festa cristiana del natale) altro non erano, in tempi ancora più remoti, rituali pagani in cui il sacrificio di vite umane era pratica accettata e - per certi versi - necessaria.
Festa di primavera quindi e in particolare festa del grano novello. Diverse mitologie sono ricche d'immagini relative a questo particolare periodo dell'anno, divenuto nel tempo festa campagnola e infine, con l'avvento del cristianesimo, festa sacra della resurrezione (Gesù in fondo altro non è che il grano personificato). 

Prima di rasentare il gradino più basso della blasfemia, ritorno alla primavera e alla mia ricetta. E' tradizione a casa mia di consumare la tipica colazione pasquale, anche se i disertori aumentano di anno in anno. Colazione che ha tutte le caratteristiche di un pranzo completo: uova sode, salame, carciofi fritti, coratella, cioccolata (immancabile!) e ovviamente...la torta di formaggio! Vista la bontà di questa ricetta è un vero peccato consumarla solo in questo periodo dell'anno e credo infatti che la riproporrò molto volentieri ai prossimi pranzi o cene della bella stagione, ma anche per una scampagnata poiché si sa...camminare mette sempre appetito!! Non so se ne esistano diverse versioni, io ho trovato questa sul blog di Anice e Cannella e posso assicurare che è veramente una bomba!!!! Mi sono rigorosamente attenuta alle dosi e agli ingredienti (strano ma vero!) perché non mi ero mai cimentata in questa preparazione e non volevo improvvisare.
La consiglio esattamente così come la trascrivo (evito il copia e incolla, la ricetta originale la trovate anche al link sopra citato, io userò parole mie!).

Ingredienti:

5 uova
300 gr di farina 0
200 gr di manitoba
100 ml di acqua
25 gr di lievito di birra
1 cucchiaino di zucchero
1 cucchiaino di sale
1 cucchiaino di pepe
5 cucchiai di olio
50 gr di strutto (No sostituti)
100 gr di parmigiano 
150 gr di pecorino romano

Consiglio di tenere presente il "no sostituti" per lo strutto. Io ho vinto le mie avversità e ne ho comprata una confezione che utilizzerò a questo punto anche per fare delle ottime piadine (tocca fa' 'sto sacrificio!!). Scherzi a parte...non so come siete messe o messi voi, ma io ho da poco superato i miei paletti con il burro e saltare subito così allo strutto...voi capirete...

E dopo tante chiacchiere, ecco la ricetta:

(ah! un'ultima cosa: per i formaggi scegliete voi le proporzioni che vi sono più congeniali. Potete smezzarli o utilizzare più parmigiano. Personalmente io ho usato più pecorino perché amo il suo sapore forte e deciso!)

In un bicchiere di plastica sciogliere il lievito di birra con dell'acqua tiepida e lasciare in fermentazione per circa 5 minuti. Intanto mettere le due farine in una ciotola capiente e disporle a fontana. Versare all'interno del buco così ottenuto il lievito fermentato con l'acqua e incorporare un po' della farina (ma non molta, deve rimanere di una consistenza appiccicaticcia). Coprire con altra farina ma senza amalgamare, in modo da isolare il panetto dall'aria e farlo lievitare per 45 minuti. Alla fine dovranno risultare delle screpoluature sulla superficie del panetto. 

A parte sbattere le uova insieme ai formaggi. Salare, pepare e aggiungere l'olio. Amalgamare bene i sapori. 
Al termine dei 45 minuti unire il composto di uova al panetto lievitato e mescolare incorporando tutta la farina. Unire infine lo strutto ammorbidito e impastare a lungo. Lasciar lievitare l'impasto a temperatura ambiente per altri 45 minuti coperto da un panno di stoffa. Trasferirlo infine nel tipico stampo (oliato) da torta pasquale e lasciar lievitare ancora in luogo caldo (io nel forno) fino a quando l'impasto non avrà raggiunto i bordi dello stampo (non meno di mezzora, comunque). A questo punto è pronto per essere cotto e la cottura è forse la parte più delicata di tutta la preparazione. E' consigliabile infatti non metterlo in forno troppo caldo, altrimenti la torta tenderà a formare subito una crosticina esterna. Io ho acceso il forno a 190° con lo sportello aperto e poco dopo ho inserito la torta versando sul fondo del forno un bicchiere d'acqua in modo da creare vapore. Chiudere immediatamente lo sportello e lasciar cuocere per 40 minuti circa (dopo 35 il  mio era pronto). 

Il consiglio è di mangiarlo il giorno dopo, meglio sarebbe dopo due-tre giorni. Inutile dire che io non ho resistito e l'ho affettato ancora tiepido!!! Buono da morire, il giorno dopo acquista in sapore e non perde in morbidezza!!!!

lunedì 26 marzo 2012

Lemon Cake caramellata alla frolla

Avete voglia di regalarvi un po' di dolcezza? Questa Lemone Cake è proprio quello che ci vuole! La ricetta è presa da Giallo Zafferano ma è stata riadattata allo stampo da Cheese Cake e il risutalto è stato ottimo. 
Proprio come una Cheese Cake è morbida - ma senza formaggio! - e ha una base croccante - ma fatta di frolla! Il tocco finale del caramello la rende irresistibile.
Sarà che la primavera apre lo stomaco (a me questo effetto lo fanno tutte le stagioni, in verità...) ma è andata a ruba nel giro di un fine settimana di sole.
Ottima da regalare e da offrire all'ora del tè (che tra poco diventa tè freddo, ma va benissimo lo stesso!)
 
Da notare l'impronta della forchettata sulla destra del dolce...un vero tocco di classe e posso assicurare che non è decorativo!!! 



Ingredienti:

per la crema

6 limoni
250 ml di panna fresca
8 uova
350 gr di zucchero

per la frolla

130 gr di burro
165 gr di farina
65 gr di zucchero a velo
1 tuorlo
1 pizzico di sale

Iniziare preparando la base. Versare la farina, il burro ammorbidito, lo zucchero a velo e un pizzico di sale in una ciotola. Lavorare gli ingredienti fino ad ottenere un impasto sbriciolato. A questo punto aggiungere il tuorlo e amalgamare bene a formare un panetto da far riposare circa una mezzora in frigorifero. 
Trascorso il tempo, stendere l'impasto e rivestire la base di una tortiera con apertura a cerniera precedentemente imburrata. Forare coi rebbi della forchetta e infornare a 180° per circa 15-20 minuti (a seconda del vostro forno). Far raffreddare e lasciare da parte.
Procedere quindi alla preparazione della farcitura. Montare le uova con lo zucchero fino ad ottenere un composto spumoso. Unire la buccia grattugiata dei sei limoni, il succo spremuto di due e mescolare. Montare leggermente la panna e unirla al composto di uova con una spatola. Lasciar riposare il composto in frigorifero per circa un'ora e infine versarlo nello stampo a cerniera sulla base di frolla. Cuocere in forno per un'ora a 130°. Infine lasciarla raffreddare, cospargerla con dello zucchero a velo e caramellarlo con l'apposita fiammella. Decorare a piacimento con dello zucchero a velo non caramellato.

Io l'ho mangiata ancora tiepida ed era squisita, ma il giorno dopo è ancora più buona perché la crema si compatta, mantenendo comunque la sua morbidezza. Buonissima!


venerdì 23 marzo 2012

Merluzzo al forno con patate e cipolle

Questo è il periodo in cui - mentre si passeggia ignari e tranquilli - un profumo deciso di pesce s'impossessa del campo visivo e non si riesce più a vedere altro che un ristorantino in riva al mare, un tavolaccio di legno e pesce fresco servito con profumi e sapori del mediterraneo. E questo pensiero me ne fa venire subito in mente un altro, la voglia di andare in Grecia dove sono stata due volte: una nella pancia di mia madre e l'altra a quattro anni. Non ne ho per questo ricordi molto vividi, soprattutto non ho molti ricordi del cibo che a quell'età è ghiottoneria allo stato puro ma investe indiscriminatamente qualsiasi cosa che sia masticabile. La tavola inoltre era luogo per i grandi, io amavo (e amo tuttora) mangiare con le mani e poi correre a giocare (be', su questo almeno ho cambiato gusti!) ma la rigida educazione non mi permetteva di alzarmi fino a fine pasto e quindi appena spazzolato il piatto il resto era noia e disappunto.

...Come sono arrivata a parlare di questo? Ah, già, la Grecia. Dicevo che mi piacerebbe tornarci e sarebbe in fondo un po' come andarci per la prima volta. Girovagare lungo la costa e fermarmi nei posti meno turistici, bearmi della tranquilla pace di luoghi rimasti antichi, annusare la storia - fortissimo richiamo della Grecia - di ogni pietra e non per ultimo gustare cibo dalle diverse contaminazioni, a volte dai sapori familiari altri più esotici. E mangiare pesce fresco, portato in tavola con il minimo del condimento - sale e olio. Un pesce dal sapore di mare.

Per oggi dovrò accontentarmi del mio merluzzo al forno, leggero e molto sfizioso. Ho preso spunto per la ricetta dal blog Bolli bolli pentolino adattandola un po' a modo mio, dal momento che non ho trovato il baccalà e quindi ho ripiegato sui filetti di merluzzo fresco. 

Ingredienti:

2 grandi filetti di merluzzo
capperi
cipolle
3-4 patate
pangrattato
olio
sale

Come al solito sono andata ad occhio, sia per le cipolle che per i capperi. 
Lavare e pelare le patate, tagliarle a fettine sottili (ma non troppo - io ho usato il coltello e non l'apposito strumento che le rende appunto troppo sottili). Eseguire la stessa operazione con le cipolle (almeno un paio ne servono). Irrorare una teglia da forno con l'olio, cospargerla di pangrattato e stendere il primo strato di patate (salarle!), cipolle e capperi. Adagiare i due filetti, salarli leggermente, irrorarli con l'olio e ripetere gli strati. Far dorare in forno per circa una quindicina di minuti a 200°. Azzeccatissima con questa ricetta l'uso di olive nere che io ho omesso per mancanza di  materia prima a portata di mano! 
Un piatto veloce e molto buono, in quanto la cipolla addolcisce il sapore del merluzzo e la patata lo rende croccante. 


martedì 20 marzo 2012

Minestra con patate e piselli

Primo giorno di Primavera e io ancora sono legata ai sapori caldi dell'inverno. Questo periodo dell'annno in verità mi piace molto perché unisce il tepore del giorno al fresco della sera e permette ancora di avere voglia di una bella minestrazza! A renderla più primaverile ci pensano i piselli, dall'aspetto così fresco e colorato che rallegrano il piatto. Approfitto allora per pubblicare questa ricetta prima che sia troppo tardi anche per gustarla tiepida. 

Notare la chicca del piatto di coccio debitamente sòlato a mia madre insieme al tegame (che ancora non ho utilizzato!). Del servizio di questi piatti dipinti a mano ne restano solamente quattro e pure spaiati, ovvero due grandi e due piccoli. Mi piacciono le cose imperfette e quelle sbeccate dal tempo. Sarà stato forse per questo che ho gustato in modo particolare la cena a base di minestra primaverile? Per la preparazione ho seguito la ricetta di Luna, modificando qualcosa qui e là - altrimenti che gusto c'è a stare tra i fornelli? La ricetta originale la trovate qui, io l'ho preparata così:

3 patate
1 costa di sedano
1/2 cipolla
1 carota
piselli
45/50 gr di ditali o pasta da minestra
pomodori in pezzi
parmigiano
olio
sale
vino bianco
brodo vegetale o acqua

Tritare il sedano, la carota e la mezza cipolla per farne il soffritto. Farlo rosolare nel tegame con dell'olio e sfumarlo con il vino bianco. Aggiungere le tre patate tagliate a pezzetti, sale e tre-quattro cucchiaiate di pomodoro in pezzi. Se necessario aggiungere una mestolata di brodo caldo. Far insaporire e dopo circa una decina di minuti aggiungere i piselli (io ho usato quelli surgelati) e allungare con un litro e mezzo di brodo vegetale o acqua. Per la quantità dei piselli confesso di essere andata a occhio, mi sono regolata seguendo i miei gusti. Far cuocere il tutto per circa una mezzora e aggiungere infine la pasta portandola a cottura. Disporre nei piatti e cospargere di parmigiano facendolo sciogliere.
Un grazie a Luna per avermi dato lo spunto di un piatto davvero gustoso!

sabato 17 marzo 2012

Tortine alla carota

Sabato mattina, ora di dolcezze. Bisognerebbe sempre regalarsi qualcosa di buono, soprattutto a inizio giornata. Io, proprio in questo momento, mi sto regalando una spremuta di arancia e limone con due fette di pane e marmellata d'albicocche. E visto che non mi piace mangiare da sola (be', non sempre!) a voi regalo le mie morbide camille.

Esiste alimento più versatile della carota? Utilizzata tantissimo in cucina per preparazioni sia dolci che salate, a volte anche come colorata guarnizione, ottima da mangiare cruda, da ridurre in purea, da accompagnare a zuppe e minestre (ed immancabile nel soffritto!), la carota riesce anche a regalare momenti di preziosa dolcezza. Come questi. 

Le confezioni plastificate del supermercato la sminuiscono un po', ma sul banco del mercato è bellissima con la radice bitorzoluta e terrosa, lo stelo verde e snello e il ciuffo sbarazzino di foglie. Solare, per il suo colore acceso, anche se presente sulle nostre tavole in tutte le stagioni. Leggo che le prime vengono raccolte alla fine di marzo mentre la seconda maturazione avviene a fine luglio e prosegue per tutto l'autunno. Senza volerlo ho quindi scelto il momento giusto per postare questa ricetta, realizzata diversi mesi fa e dimenticata involontariamente nell'archivio di foto!

Ingredienti:

300 gr di carote
300 gr di farina
50 gr di farina di mandorle
3 uova
180 gr di zucchero
90 gr olio di girasole
1 bustina di lievito
1 bustina di vanillina o aroma di vaniglia
zucchero a velo per guarnire

Tritare finemente le carote o grattugiarle (io mi sono affidata alla lama del robot!) e tenerle da parte. In un recipiente amalgamare le uova con lo zucchero fino ad ottenere un impasto spumoso. A parte setacciare la farina, il lievito, la farina di mandorle e la vanillina. Unire al composto secco le carote tritate e mescolare tutto. Unire i due composti, aggiungere l'olio a filo e amalgamare bene l'impasto. Trasferire il composto nei singoli pirottini - preventivamente adagiati sulla placca da forno o in una teglia da muffin - e infornare a 180° per circa 30 minuti. Una volta raffreddate spolverare con dello zucchero a velo per guarnire. 
La quantità d'impasto è adatta sia per delle singole porzioni (circa 15 camille) che per una torta. Io ho optato per le mini porzioni, perché mi piace pensare che ogni mattina mi aspetta una piccola porzione di bontà!



giovedì 15 marzo 2012

Gulash con canederli di patate

Con questa ricetta partecipo al contest: UN COCCIO AL MESE PER 12 MESI


Ultimamente mi sto dando ai contest, sono entrata in una specie di contest-mania! In questi giorni di assenza da blog mi sono data abbastanza da fare in cucina, ma ho dedicato il mio tempo anche alla lettura all'aria aperta. L'aria primaverile è meravigliosa, i colori del cielo e del mare sembrano smuovere i miei piedi e le mie gambe dal torpore dell'inverno. Uscire con il libro sotto braccio e scegliermi un angolino con una vista trasparente e luminosa, dando le spalle a tutto il resto (pensieri compresi), a volte è più terapeutico di una sana cucinata. Ogni cosa a suo tempo, io credo. E così ho lasciato indietro anche le parole, decisa a voler rincorrere la vita fuori, la vita altrove, la vita intorno. Mi sento riscaldata da tutto questo...

Ma veniamo al mio Gulash. Spulciando tra le ricette già pubblicate per il contest, ho notato che un Gulash era già stato presentato...ma amen, mi sono talmente dedicata a questa preparazione appositamente per il contest - con relativo invito a pranzo dei miei genitori-cavie! - che ora non rinuncio al piacere di condiverlo con voi. 

Purtroppo non ho potuto prepararlo nel tegame di coccio preventivamente fregato dalla cucina di mia madre, perché lo ritenevo troppo piccolo (ma sbagliavo!) e perché non avevo uno spargi fiamma. Ma la ricetta si presta benissimo ad una preparazione in coccio, nonché ad essere servita in piatti dello stesso materiale. Il Gulash è quel genere di cucina povera che ben si adatta ad un pasto in compagnia e che io prediligo più di ogni altra cosa. Di origine ungherese ma tipico di molte zone dell'Austria, ricorda il nostro spezzatino. La differenza sta nell'uso delle spezie e nella cremosità della salsa, accompagnata rigorosamente da patate lesse come i canederli.




Ecco come l'ho preparato:

900 gr di spezzatino di manzo
1 lt di brodo di carne
cipolle
semi di cumino
paprika dolce
passata di pomodoro
olio/burro
fecola


Preparare - anche il giorno prima - il brodo di carne con circa 400/500 gr di bollito, un osso, cipolla, chiodi di garofano, sedano, carota e alloro. Filtrarlo e tenerlo da parte. 
Affettare le cipolle - PICCOLA DIGRESSIONE! ----> il Gulash ne richiede un uso abbondante, addirittura tradizione vuole una quantità di cipolle per una quantità analoga di carne. Onestamente non me la sono sentita di mettere in pentola nove etti di cipolla affettata e mi sono limitata ad essere "generosa" ma senza eccedere! Quindi...affettare le cipolle e farle soffriggere nel tegame con del burro. Aggiungere un cucchiaino di semi di cumino e continuare a mescolare per qualche minuto (attenzione a non far bruciare il burro!).
Unire la carne - tagliata in pezzi non troppo piccoli - facendola insaporire con due cucchiai abbondanti di paprika dolce e appena un cucchiaio di salsa concentrata di pomodoro. Salare e far rosolare, aggiungendo infine il brodo caldo. Abbassare la fiamma e continuare a la cottura per circa un paio d'ore, controllando ogni tanto lo stato del brodo. A fine cottura addensare la salsa così ottenuta (le cipolle si saranno totalmente sfaldate e unite uniformemete alle spezie ed al pomodoro) con della fecola. E' importante che il Gulash non risulti asciutto ma neanche brodoso, affinché sia accompagnato dalle patate. Io ho scelto di preparare dei canederli nel modo seguente:

400 gr di patate
mollica di pane
1 uovo
80 gr di semolino
40 di farina
sale
pangrattato
burro
noce moscata

Lessare le patate, sbucciarle e schiacciarle con l'apposito attrezzo o con una forchetta. Unire tutti gli ingredienti tranne il pangrattato che andrà aggiunto alla fine a regolare la consistenza del composto. Ricavare infine degli "gnocconi", lessarli in acqua salata (circa 8-10 minuti) e servirli subito insieme alla carne.
La loro consistenza morbida si presta perfettamente ad assorbire la salsa speziata del gulash e nell'insieme posso assicurare che è una vera sinfonia per il palato!!


 

mercoledì 7 marzo 2012

Lasagna con pesto, ricotta e noci

Con questa ricetta partecipo al contest di Fiordirosmarino e La Cuoca Dentro:


Cosa c'è di più semplicemente genuino della ricotta? Mi piacciono i contest che traggono ispirazione direttamente dalla materia prima. Quando poi una felice coincidenza astrale fa in modo che io abbia tra le mani una ricottina "fresca, fresca di pastore", come tirarmi indietro??

Ho cercato spunti e spremuto le meningi sul modo in cui utilizzare la mia materia prima e mi accorgo solo ora che avrei potuto trarre ispirazione dalla stessa foto del banner, dal momento che ho deciso infine di legare il sapore della ricotta a quello delicato e profumatissimo del basilico. L'idea in verità mi è venuta spulciando sul web e il tocco finale delle noci lo devo a qualcuno che è molto meno timido di me negli accostamenti di sapori! Rivisitando quindi alcuni spunti trovati in rete, ricca di chiacchierate telefoniche sul come fare cosa e sulla voglia di farlo insieme...stamattina mi sono messa all'opera di buon'ora per realizzare la mia lasagnozza pesto, ricotta e noci!



Ingredienti per la pasta (12 sfoglie):

4 uova
400 gr di farina
1 goccio d'acqua
(vedere sezione Impasti)

Ingredienti per la besciamella:

50 gr di burro
50 gr di farina
1/2 lt di latte
sale
noce moscata


Ingredienti per il pesto:

basilico
pinoli
pecorino

Ingrediente base ovviamente la ricotta e noci per farcire e decorare.

La lavorazione è stata piuttosto lunga. Ho preparato tutto in casa, dalla besciamella, al pesto, alla pasta. E' possibile trovare i procedimenti nei link alle parole, in cui ho già descritto tutto per filo e per segno!
Dopo aver dedicato il mio tempo alla preparazione di ciascun elemento base, mi sono finalmente concentrata sulla ricotta! L'ho mescolata al pesto fatto in casa (non uso dosi precise per prepararlo, lo assaggio e aggiungo ingredienti a seconda del mio palato!) insieme ad una grattata di noce moscata. Ne ho cosparso un po' sul fondo della teglia insieme a un po' d'olio e dopo aver lessato e scolato le sfoglie di pasta ottenute dalla lavorazione di uova e farina, le ho stese sul fondo di pesto e ho iniziato a creare i miei strati: besciamella, pesto e ricotta, pecorino, noci sbriciolate. Ho utilizzato in tutto sei sfoglie (le altre le ho messe da parte per il futuro!!) e ho terminato con uno strato di pesto guarnito con gherigli di noci.

Non rimane a questo punto che infornare per circa 20 minuti, chiudere gli occhi e lasciarsi prendere a carezze dal profumo di basilico, piccolo preludio a quel primo boccone di ricotta al pesto che fa venire in mente una sola parola: scioglievolezza.



 

Anarchy in BB - Il contest

Si chiama colpo di fulmine o semplicemente dipendenza da contest. Non so, fate voi. Il fatto è che ultimamente m'innamoro di tutto ciò che vedo. Be', in verità sono parecchio selettiva. Diamo quindi pure colpa alla primavera, al risveglio dei sensi, al richiamo di odori e colori e tutto quel che segue...

Il fatto in breve è questo: torno da un colloquio-bidonata, sono ancora disoccupata e pervasa tuttavia da una insolita euforia. Girovago senza meta e capito qui. Ecco il colpo di fulmine. 

Per il regolamento rimando i curiosi - che ancora non ne siano a conoscenza - alla pagina della Banda dei Broccoli che spiega tutto meglio di come potrei farlo io. E arrivo quindi subito a citare il libro da me scelto per questo originalissimo contest:


Incuriosita dalla "quasi recensione" la mia scelta non poteva che essere questa. E mi chiedo se io sia l'unica a non conoscere questa piccola perla di Bourdain, dal momento che nessuno ha scelto il libro!!!

 
Ma bando alle ciance...vi consiglio di dare un'occhiata, c'è tempo fino al 14 marzo!


lunedì 5 marzo 2012

Arista di maiale all'arancia

Io la chiamo una versione semplificata della classica anatra, anche se non è esattamente la stessa cosa. Il maiale secondo me si sposa altrettanto bene con questo agrume invernale, utilizzato tantissimo durante la stagione fredda per la preparazione di dolci ma anche di piatti salati. E proprio per salutare una stagione che abbiamo sempre tutti fretta di lasciarci alle spalle, propongo questa ricetta che - nella misura in cui si trovino ancora arance buone - arricchisce la tavola della primavera con un profumo e un sapore intensi. 

Parlavo proprio questa mattina di stagioni e cambiamenti. Mi riesce difficile scegliere l'estate piuttosto che l'inverno o la primavera piuttosto che l'autunno. Le amo tutte e quattro, anche se tendo a preferire le sfumature e quindi le cosidette mezze stagioni. Di certo so che non potrei vivere in una perenne estate dai colori troppo accesi o in un perenne inverno monocromatico. E cosa dire di un autunno senza mai un bocciolo di pesco? Amo il cambiamento, quell'impercettibile linea di confine tra un profumo e l'altro, tra un tepore e un venticello che sembrano risvegliare i sensi a percezioni apparentemente sopite nel tempo. 

Questa è la stagione delle mimose, fiorite ovunque in macchie di colore giallissimo e profumato. Ma anche di vigne ricoperte di bianche margherite spontanee e boccioli pastello sui rami privi di foglie. 

Immagino una lunga tavolata di legno in una giornata di sole, il verde di un prato che si scrolla il torpore del freddo, il calore delle parole, il profumo non ancora del tutto svanito di un albero da frutta con appesi gli agrumi dell'inverno...(quante volte ho usate le parole profumo e calore??!!!).  

Sviolinate poetiche a parte, ecco gli ingredienti...

1 arista di maiale legata (circa 800 gr.)
1 arancia
1 cipolla
1 spicchio di aglio
alloro
rosmarino
salvia
vino bianco
sale
olio
farina 
brodo

Premetto che ho utilizzato la pentola a pressione. L'idea iniziale era quella d'infornare l'arista ma la convinzione che risultasse troppo asciutta (e infatti la cottura al forno implica un continuo bagnare e rigirare per non far asciugare la carne) mi ha orientata in un'altra direzione. Nonostante stia relegando l'uso della pentola a pressione a pochissime preparazioni, ho considerato infine che sarebbe stato il metodo migliore per avere un risultato perfettamente bilanciato tra sapore e morbidezza.
Se c'è una cosa che infatti non sopporto è l'arrosto stoppaccioso e secco, che mi fa sempre venire in mente la battuta di Bandini nel libro di Fante Chiedi alla polvere: - Fu come se avesse appoggiato le labbra su un pezzo di arrosto freddo - riferendosi al bacio agognato e temuto di Camilla. Un'immagine esatta e nitidia di come non voglio che sia il mio arrosto. La pentola a pressione ha il vantaggio di mantenere calore e sapore senza bisogno di continui rimescolamenti. Avrò scelto la via più breve? Forse. Ma il risultato - una volta tanto e contrariamente a tutti i detti sulle strade in salita - mi ha dato ragione.

Affettare la cipolla, unire l'olio, lo spicchio d'aglio e le erbe. Far soffriggere, sfumare con il vino bianco e unire l'arista. Rosolare la carne da tutti i lati aggiungendo se necessario del brodo (io uso quello vegetale). Una volta che la carne ha preso colore, aggiungere la scorza grattugiata dell'arancia e il succo filtrato della stessa. Bagnare con il brodo, salare e chiudere la pentola a pressione portandola a temperatura. Dopo la prima mezzora, aprire e voltare la carne dall'altro lato. Cuocere alla stessa maniera per altri trenta minuti circa. Togliere la carne dal fuoco e farla freddare sul tagliere. Intanto far restringere e addensare la salsa eliminando le erbe, aggiungendo olio e farina a pioggia. Mescolare a fuoco basso fino alla raggiunta cremosità (non è una salsa densa, ma neanche liquida). A questo punto affettare la carne e rimetterla sul fuoco cercando di tenerla il più possibile "affogata" nel condimento. In questo modo eviterà di seccarsi, soprattutto nel caso in cui la preparazione non sia immediatamente da portare a tavola. Un altro indubbio vantaggio della pentola a pressione è inoltre quello di mantenere il calore per molto tempo anche una volta aperta (basta lasciare appoggiato il coperchio senza bisogno di chiuderlo), quindi l'arrosto non solo non sarà freddo (come quello di Bandini!) al  momento di servirlo, ma neanche secco e slegato dalla salsa che molte volte è servita a parte. 

La foto purtroppo non rende onore a questo piatto per me molto buono, insolito e...(indovinate?) profumato, ovviamente!

giovedì 1 marzo 2012

Gnocchi di semolino alla romana con funghi

Il Cigno cambia aspetto. Grazie al cuore e alla pazienza di chi sa accogliere i miei desideri con un solo sguardo. C'è molto di me in questo blog, ma c'è anche molto di chi sa regalarmi un sorriso. Una canzone. Una poesia. Un sogno possibile. Forse è un modo un po' contorto per dire "grazie" a chi riesce a starmi vicino con affetto, voglia di capirmi e condividere. 

Ma chi è il cigno di feltro? In verità il blog non nasce con l'intento di raccogliere ricette, ma con quello di trascrivere pensieri e stati d'animo. Tuttavia la mia incapacità di comunicare, con la quale mi confronto da sempre, non è stata in grado di trovare le parole. Utilizzo da sempre la scrittura come mezzo per esprimere me stessa e forse è proprio per questo che oggi il pensiero esce ingarbugliato, poco fluido e in qualche modo scontroso. Ci sono troppe me stesse che vorrebbero dirsi e una sola che conosce la verità, che è sempre semplice come dovrebbero essere tutte le parole. 

Io ho trovato le mie in molti libri e Il Cigno di Feltro è una di queste:

WALKING AROUND

Succede che mi stanco di essere uomo.
Succede che entro nelle sartorie e nei cinema
smorto, impenetrabile, come un cigno di feltro
che naviga in un’acqua di origine e di cenere.

L’odore dei parrucchieri mi fa piangere e stridere.
Voglio solo un riposo di ciottoli o di lana,
non voglio più vedere stabilimenti e giardini,
mercanzie, occhiali e ascensori.

Succede che mi stanco dei miei piedi e delle mie unghie
e dei miei capelli e della mia ombra.
Succede che mi stanco di essere uomo.

Dopo tutto sarebbe delizioso
Spaventare un notaio con un gladiolo mozzo
O dar morte a una monaca con un colpo d’orecchio.
Sarebbe bello 
andare per le vie con un coltello verde
e gettar grida fino a morir di freddo.

Non voglio essere più radice nelle tenebre,
barcollante, con brividi di sonno, proteso all’ingiù,
nelle fradicie argille della terra
assorbendo e pensando, mangiando tutti i giorni.

Non voglio per me tante disgrazie.
Non voglio essere più radice e tomba,
sotterraneo deserto, stiva di morti,
intirizzito, morente di pena.

E per ciò il lunedì brucia come il petrolio
quando mi vede giungere con viso da recluso
e urla nel suo scorrere come ruota ferita
e fa passi di sangue caldo verso la notte.

E mi spinge in certi angoli, in certe case umide,
in ospedali dove le ossa escono dalla finestra,
in certe calzolerie che puzzano d’aceto,
in strade spaventose come crepe.

Vi sono uccelli color zolfo e orribili intestini
appesi alle porte delle case che odio,
vi sono dentiere dimenticate in una caffettiera,
vi sono specchi
che avrebbero dovuto piangere di vergogna e spavento,
vi sono ombrelli dappertutto e veleni e ombelichi.

Io passeggio con calma, con occhi, con scarpe,
con furia, con oblio
passo attraverso uffici e negozi ortopedici
e cortili con panni tesi a un filo metallico:
mutande, asciugamani e camicie che piangono
lente lacrime sporche.

PABLO NERUDA

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Gli gnocchi romani sono dischi di semolino da cuocere al forno. La preparazione di base è semplicissima e l'ho descritta nella sezione degli Impasti. Nella versione classica gli gnocchi vengono conditi con burro e parmigiano (volendo anche una generosa manciata di pinoli, lo consiglio!) ma le varianti possono essere infinite, perché il semolino - come la pasta - si presta a svariati condimenti. Propongo oggi un accostamento di funghi e pomodoro in pezzi, che rimane più leggero rispetto all'uso "massiccio" di burro fuso!!! Non illudetevi comunque che sia dietetico....

Per la cottura del semolino riepilogo brevemente il procedimento, comunque potete trovare la ricetta nella sezione sopracitata!

Intanto vi servono:

250 gr di semolino per gnocchi
1 lt di latte
2 tuorli
60 gr di parmigiano
noce moscata
sale
noce di burro

Per il condimento:

100 gr circa di finferli (o altri funghi a vostro piacimento, come ad esempio PORCINI FRESCHI!!)
pomodoro in pezzi
aglio
parmigiano
burro
sale 
olio

Far bollire il latte con il sale, una noce di burro e una grattata di noce moscata. Versare a pioggia il semolino, abbassare la fiamma e aggiungere i due tuorli d'uovo e il parmigiano. Mescolare per evitare la formazione di grumi fino alla raggiunta consistenza. Versare l'impasto in un tegame abbastanza capiente, livellarlo e lasciarlo freddare. A parte preparare il condimento. In una padella sciogliere una noce di burro e far dorare l'aglio. Aggiungere i funghi, un po' d'olio, sale e lasciar sfrigolare (è a questo punto che le ghiandole della salivazione entrano in funzione...). Aggiungere infine i pomodori in pezzi e portare a cottura. 
Dall'impasto precedentemente steso ritagliare dei dischi aiutandovi con uno stampino (io ho usato i bicchieri della Coca-Cola, almeno ho trovato come utilizzarli!) e disporli in una teglia da forno unta con l'olio. Sovrapporli leggermente e infine condirli con l'intingolo di funghi, facendo in modo di ricoprirli. Terminare con fiocchetti di burro, olio e una più che generosa grattata di parmigiano. L'uso di olio e/o burro è necessario affinché non risultino troppo asciutti. Mi rendo conto che non è il massimo della leggerezza, ma perché dovrebbe esserlo?! Basti considerare che nella versione "total butter" ne occorre un etto tondo, tondo...

Infornare a 180° (io uso forno ventilato) per circa 15-20 minuti. Se servito come piatto unico, le dosi bastano per due persone (con cui dovreste realizzare circa 12 dischi) e vi assicuro che non avrete spazio neanche per la frutta...Se invece è un primo piatto, magari preceduto da un antipasto (l'apri pista, come lo chiamo io!) e fatto seguire da un secondo "contornato"...direi che tre a testa sia un numero di tutto rispetto e quindi può andar bene per quattro persone! Dimenticavo di dire che lo spessore è di un centimentro buono, insomma, un bel tocco di gnocco!!

Se siete riusciti ad arrivare alla fine di questo lungo post, per il piacere di chi non butta mai niente consiglio di conservare i ritagli dei dischi (impossibili da impastare di nuovo!) e spadellarli il giorno seguente con del semplice pomodoro e parmigiano. Il semolino tenderà a disfarsi un po' mantenendo però abbastanza bene la sua consistenza. Una bontà!!!