sabato 28 gennaio 2012

Cannelloni di carne

E' con orgoglio che vi presento i miei primi cannelloni fatti in casa! In questo blog in effetti la maggior parte delle ricette che pubblico è un piccolo esordio. Le mie cavie principali sono i miei genitori che inoltre, durante tutta la durata del pranzo o della cena, devono sorbirsi le mie insistenti richieste: ma è buono? ma davvero? ma assaggialo ancora! ma dimmi con precisione come ti sembra.... E così di seguito, fino al dolce senza saltare una portata.
Insomma, per loro una vera agonia, per me un piccolo banco di prova.

I cannelloni mi sono costati quasi una giornata di lavoro. Intestardita nel voler preparare tutto in casa, besciamella compresa, ho lavorato con tutta calma affinché il risultato non fosse compromesso dalla fretta dell'ultimo minuto. Nonostante questo ho avuto un piccolo intoppo con un arnese malefico che mi sono fatta prestare da mia madre e che SECONDO LEI avrebbe dovuto velocizzare la lessatura delle sfoglie di pasta. MA QUANDO MAI!!! Si tratta di un aggeggio in cui è possibile impilare fino a sette sfoglie e lessarle tutte insieme immergendole nella pentola in ebollizione tramite un pratico manico. Fino a qui tutto bene, peccato che, nonostante il goccio di olio che avevo preventivamente diluito nell'acqua, le sfoglie mi si siano attaccate. A quel punto avevo già preparato ragù e besciamella e il solo pensiero di dovermi ridurre a comprare di corsa la sfoglia grezza Rana mi faceva piangere di rabbia e amarezza. Non so se debba ringraziare i santi del calendario che ho scomodato per l'occasione, ma sono riuscita con un lavoro certosino a recuperare le mie sfoglie, anche se alcune un po' bucherellate. E alla fine sono riuscita a portare in tavola i miei cannelloni ripieni...

Ingredienti (per quattro persone):

(per l'impasto vedere qui)
500 gr di macinato (con due salsicce)
besciamella
1 barattolo di passata di pomodoro
sedano
carota
cipolla
parmigiano
vino bianco
olio
sale

Preparare la pasta come da procedimento e lasciarla riposare. Durante questo lasso di tempo dedicarsi alla preparazione del ragù di carne. Tagliare sedano, carota e cipolla e soffriggerli in pentola con un po' d'olio. Sfumare con il vino bianco, lasciar evaporare e versare il macinato mescolando affinché non si attacchi. Far prendere colore alla carne facendola insaporire con il soffritto e aggiungere infine la passata di pomodoro e il sale. Abbassare la fiamma, coprire con un coperchio e continuare la cottura per circa un'ora mescolando di tanto in tanto. Al termine della cottura mettere da parte meno della metà del ragù che servirà per rivestire il fondo della teglia e l'esterno dei cannelloni. Aggiungere alla parte rimanente alcune cucchiaiate di besciamella e amalgamare.

Stendere la pasta e ottenere dei rettangoli dello stesso spessore. Lessarli in acqua in ebollozione per non più di tre minuti. Scolarli su un panno e procedere con la distribuzione del composto di ragù e besciamella ad una estremità di ciascun rettangolo. Arrotolare fino a ottenere dei cilindri ripieni. Disporre ciascun cannellone nella teglia da forno previamente cosparsa con uno strato di ragù. Una volta riempita la teglia, spalmare dell'altra besciamella e incorporare l'ultimo ragù rimasto aggiungendo dell'abbondante parmigiano grattugiato. Infornare e cuocere per circa 20 minuti o fino a che non si formi una crosticina assolutamente invitante!!!

giovedì 26 gennaio 2012

Zucchine gratinate alla besciamella

Ieri sera guardavo l'ultima parte della trilogia di Jackson basata sul tomone di Tolkien. E' una cosa che faccio almeno una volta l'anno, credo ormai di conoscere a memoria tutte le battute e tutte le espressioni dei protagonisti. Ho letto il libro parecchi anni fa, avevo forse 14 o 15 anni e ricordo solo di averlo divorato. Diversi anni dopo (forse ne avevo già 20-22) ho letto il prequel, Lo Hobbit, dove viene narrata la storia di Bilbo e tutte le sue stravaganti avventure. Abituata alle descrizioni minutissime della Compagnia & Co., Lo Hobbit non ha lasciato un gran segno ad essere sincera. Ad ogni modo la magia di Tolkinen è stata quella di aver saputo creare un mondo possibile, di aver dato ai suoi personaggi una storia, una lingua, una tradizione orale e scritta. D'altra parte ha dedicato la sua vita a questo.

Tuttavia, più guardo il monumentale lavoro di Jackson, più sento che qualcosa stona terribilmente. Qualcosa di profondamente estraneo al romanzo, sebbene abbia ormai vaghi ricordi del racconto in sé. E ieri c'era qualcosa che stonava più del solito ed era l'effetto di quel gusto tipicamente americano che spesso rovina molti film: il machismo a volte umoristico che tende ad appiattire delle personalità molto più complesse. Penso a Legolas che fa snowboard sulle scale di pietra con lo scudo; al battaglione di orchi nell'ultima battaglia al cancello nero, con tanto di ispezione alla Hartman; alla battuta di Gandalf circa "l'infedele" Sauron; a Merry e Pipino che sono credibili nell'unica scena in cui vengono divisi da Gandalf. E a proposito della coppia di hobbit, posso finalmente dire che la scena iniziale in cui rubano i fuochi dello stregone e per punizione vengono messi a pulire i piatti della festa...è assolutamente patetica ed è stata appositamente aggiunta dagli sceneggiatori per delineare il profilo dei due personaggi. Mi rendo conto che la trasposizione cinematografica di un libro così importante a livello di contenuti e descrizioni non sia semplice. A maggior ragione perché aggiungere scene "sottotitolate" quando il materiale a disposizione è già ampio?

Più guardo il film e più mi viene voglia di ritornare alla lettura originale del romanzo, che ritrovo pienamente solo nell'introduzione del film in cui c'è inoltre una delle musiche più belle della colonna sonora...



E ora le mie zucchine...realizzate letteralmente con quel che restava in frigo. Avevo infatti della besciamella avanzata da una precedente preparazione, un paio di zucchinone (quelle che sanno di poco e niente per intenderci), mezza mozzarella e della mortadella appena comprata. Mi sono detta, perché non infornare tutto?



Ingredienti:

2 zucchine grandi
2-3 fette di mortadella
1 mozzarellina
besciamella
parmigiano
sale
olio
pangrattato

Lessare le zucchine e scolarle ancora al dente. Ungere una teglia di olio e cospargere con il pangrattato. Tagliare le zucchine per la lunghezza, salarle e disporle a "pancia in giù" nella teglia. Unire alla besciamella la mortadella tagliata a pezzettini, la mozzarella a dadini e dell'abbondante parmigiano grattugiato. Mescolare amalgamando gli ingredienti e versare il composto sulle zucchine. Cospargere di pangrattato e infornare per 15 minuti o fino a che non si formi una crosticina.

Per un piatto ancora più gustoso suggerisco di soffriggere le zucchine tagliate a metà in una padella con del burro e magari usare le zucchine romanesche, più piccole ma sicuramente più saporite. In quest'ultimo caso raddoppiare la quantità da utilizzare.

Accompagnato da un'insalata, può essere un velocissimo piatto unico da arricchire a seconda dei gusti e - perché no - delle rimanenze del giorno prima!

martedì 24 gennaio 2012

Castagnole

Quando ti prende il raptus di castagnole è difficile resistere alla tentazione. Tant'è che avevo deciso di uscire (ovvero assumere forma umana eliminando tuta casalinga e calzettone anti stupro) assecondando la mia insolita voglia di fritto.
Alla fine, incoraggiata e invogliata da chi sa sempre come prendermi, ho deciso di preparare le mie prime castagnole casalinghe. E ho scoperto che nell'impasto, oltre alla scorza di limone (che si usa un po' ovunque nella preparazione di dolci) c'è anche il liquore di anice, che a me piace da matti. Infatti ho la mia brava bottiglia da semi alcolizzata nella dispensa a cui un tempo attingevo dopo il pranzo o la cena, giusto per sciaquarmi la bocca.

Dopo aver fatto un rapido calcolo degli ingredienti e non mancandomi nulla tranne il limone...e incoraggiata dal fruttivendolo sotto casa (e tenendomi addosso la tuta) e e e insomma, avendo scoperto che sotto il lavello avevo PERSINO una mezza bottiglia di olio di arachidi...cosa poteva mai fermarmi?

Diciamo che è da ieri che mi sto ingozzando di castagnole senza aver ancora del tutto appagato la mia voglia di dolce...

Ingredienti per circa 30 castagnole:

40 gr di burro
50 gr di zucchero
2 uova
200 gr di farina
1 cucchiaio di liquore di anice
1/2 buccia grattugiata di limone
1 bustina di vanillina
1/2 bustina di lievito
olio d'arachidi
sale (un pizzico)

Mescolare le uova con lo zucchero, aggiungere il burro ammorbidito, la farina e a seguire tutti gli altri ingredienti. Formare un panetto dal quale ricavare delle palline non troppo grandi (crescono in cottura). Far scaldare l'olio in un padellino e a raggiunta temperatura tuffare le palline d'impasto. Raggiunta la doratura, far scolare le castagnole su uno scottex e rotolarle infine nello zucchero. Io ho preferito lo zucchero semolato, ma volendo si può usare anche quello a velo.

Il procedimento è semplicissimo, il risutalto ottimo!

sabato 21 gennaio 2012

Polpette di bollito alla romana

Da un po' di tempo a questa parte sto riscoprendo i piatti della tradizione romana. In fondo sono nata - anche se non cresciuta - nella capitale. Nonostante questo a casa dei miei genitori non c'è mai stato un forte attaccamento ai piatti tradizionali, in parte perché mia madre non ha una passione smodata per la cucina (anche se trascorre la maggior parte del tempo tra marmellate e pasta fatta in casa), in parte perché la tradizione subisce generalmente una rivisitazione dovuta a esigenze dei tempi che cambiano. Il vecchio paiolo o il tegame di coccio in cui far bollire il sugo a fuoco lento per un'ora e più, non appartiene quasi più al nostro modo d'interpretare la cucina. Io, per esempio, ho ereditato da mia madre l'abitudine ad usare la pentola a pressione, che riduce notevolmente i tempi di cottura mantenendo tutto il sapore degli alimenti (dubito sulle proprietà, ma almeno sul sapore...). Devo ammettere però che ultimamente "mi sento in colpa" a usarla, come se alla fine il merito di un buon arrosto è da attribuirsi più alla pentola che alla mia capacità di stare dietro a ciò che cucino. Non so tuttavia se sono pronta ad abbonarla, per il momento. E' così...COMODA...

Ma ormai in testa ho un chiodo fisso: cucinare senza troppe scorciatoie, senza "barare". Sono sempre più convinta che un buon piatto sia come un buon vestito, ovvero semplice ma impreziosito da un dettaglio. La stravaganza a tutti i costi, l'eccesso, la voluta elaborazione non appartengono al mio modo d'essere in generale e da quando cucino ho iniziato a riversare anche su ciò che mangio questa mia filosofia di vita. Con ciò non voglio dire che la tradizione sia sempre semplice, ma a pelle ha qualcosa di più genuino, schietto, immediato.

Vorrei darmi come obiettivo quello di conoscere ed imparare a cucinare i veri piatti della tradizione, sia italiana che straniera, immergendomi non solo in un passato di sapori ma anche di storia, aneddoti, curiosità, geografia di un paesaggio e di una cultura che tendono a sparire per stare al passo con i tempi. D'altra parte guardare avanti non è sbagliato. Si sa però che il vero dilemma di tanti popoli è sempre stato quello di conservare con moderazione, di mantenere i propri valori senza quell'anacronismo dannoso che preserva senza criterio e senza rispetto. Penso al Giappone, alla Cina, all'India e mi chiedo cosa vorrei che di quei paesi fosse rimasto intatto e cosa si fosse invece adeguato a una qualità di vita più equa per tutti. Mi chiedo anche quanto noi stessi abbiamo pagato e stiamo tuttora pagando il prezzo di un benessere che riempie da una parte per svuotare da un'altra. Solo che la capacità di "riempire" è vertiginosa mentre quella di "svuotare" avviene goccia a goccia, fino a quando ci rendiamo conto che ci manca qualcosa. A volte qualcosa d'irrecuperabile.

Alla fine di tutto questo discorso, su cui ci sarebbe molto da dire a partire dalle mie considerazioni generali, spero che le mie polpette siano un piccolo contributo a mantenere alto il valore della tradizione anche in un'epoca di pentole a pressione...

Ricetta realizzata sbirciando le pagine di Ricettosando che saluto e ringrazio per i suggerimenti!!

Ingredienti per 4 persone

300 gr di bollito (ovvero manzo lesso)
2 uova
mollica di pane
parmigiano
uvetta
prezzemolo
noce moscata
pangrattato
sale
pepe
olio di oliva

Per il bollito trovate indicazioni qui, alla ricetta della salsa verde. Riepilogo però brevemente gli ingredienti che ho utlizzato (oltre al manzo, ovvio!):

1 carota
2 coste di sedano
1 cipolla intera
3 chiodi di garofano
2 foglie di alloro

Premetto che per la preparazione delle polpette non sono stata molto a guardare le dosi. In genere mi regolo a seconda dei miei gusti, soprattutto quando si tratta di preparazioni salate e aggiunte di parmigiano e co.

Ammorbidire la mollica di pane (io ho usato un paio di fette di pancarrè senza crosta) nel latte e l'uva sultanina in acqua tiepida. Sminuzzare in un recipiente il bollito precedentemente preparato e aggiungere tutti gli altri ingredienti: uova, prezzemolo tritato, uvetta, mollica di pane, sale, pepe e noce moscata (e volendo anche dell'aglio tritato che io ho omesso). Mescolare bene e formare delle polpette della grandezza desiderata. Passarle nel pangrattato e buttarle nell'olio bollente per friggerle. La variante più light è quella d'infornarle, io questa volta sono andata sul fritto senza esitazioni!!! Volendo si possono anche friggere con un po' d'olio e finire la cottura con della passata di pomodoro.

La polpetta di bollito è un buon modo per utilizzare la carne che rimane dopo la preparazione del brodo e a dirla proprio tutta la preferisco al bollito tagliato a fette e condito con la tipica salsa verde. Sarà che una tira l'altra, peggio delle caramelle!!

martedì 17 gennaio 2012

Spigola alle erbe

La mia giornata è iniziata con una gran voglia di fare, anche se generica. Sento sempre di più il desiderio di voler arricchire la mia vita e di farlo attraverso una lettura, un film, una persona che si racconta. E allora, ancora in pigiama e vestaglia in perfetto stile Drugo, mi accendo al solo pensiero di fare mille cose diverse: leggere un nuovo libro, approfondire quello che sto leggendo, imparare una nuova lingua, parlare con persone che non conosco o con qualcuno che ha molto da dire e che soprattutto ha voglia di condividere. In questo stato d'animo giro da una stanza all'altra e mi accorgo che ci sarebbe molto da fare anche dentro casa. Ma è secondario. Il letto può aspettare, l'ordinario può attendere. Entrare nell'ordine d'idee che ciò che si vorrebbe può passare solo attraverso un vissuto vero, è duro da accettare. Ciò implica infatti un piegarsi verso qualcosa che forse si tenta proprio di fuggire. Mi viene in mente la citazione di un film con Kevin Spacey nel ruolo di docente di filosofia e attivista contro la pena di morte, che durante una lezione parla dei desideri:



A quanto pare anche io ho compreso la Teoria di Lacan: “le fantasie non devono essere mai realistiche”. Ma comprendo anche che la felicità è nelle piccole cose, in quelle che possiamo toccare con mano, in quelle che riusciamo e vogliamo condividere. La fantasia ci proietta in avanti ma fa di noi degli esseri perennemente incompleti e insoddisfatti.

...Mi riesce difficile conciliare i miei pensieri sparsi con le ricette che propongo negli stessi post. Ci vorrebbe qualcosa come uno stacchetto musicale o una forma elegante di "voltiamo pagina", che per quanto mi sforzi non riesco proprio a trovare. Facciamo così, accetto suggerimenti...intanto mi limito a un'anonima linea di demarcazione...
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Il pesce per me rappresenta la vera semplicità in cucina. Non mi piace e diffido di quei ristoranti che lo servono affogato in litri di sugo o di salse, che a volte sono indice di poca freschezza dell’alimento. I puristi del pesce lo mangiano crudo, appena marinato in qualche goccia di limone e a volte addirittura vivo. Pare che abbia un sapore meraviglioso, io devo ammettere di non averlo mai provato. Nel mio slalom attraverso le pratiche confezioni di alimenti surgelati, ho iniziato anche ad acquistare il pesce direttamente al banco e a cucinarlo diversamente da quanto facevo ai tempi dei filetti pronti per l’uso. Questa ricetta, nella sua semplicità, mantiene ed esalta il sapore della spigola che può essere preparata in anticipo e servita con un contorno di verdure o patate.

Ingredienti per 2 persone:

2 spigole grandi
aglio
rosmarino
alloro
mirto
sale
olio
brodo
vino bianco

Pulire il pesce dalle interiora e squamarlo. Queste operazioni, volendo, possono essere eseguite dal pescivendolo. Tuttavia, a casa è ancora necessario tagliare le pinne (laterali e dorsali) prima d’infornarlo. Farcire l’interno svuotato con sale grosso, spicchi di aglio, un rametto di rosmarino, uno di mirto, una foglia di alloro e olio. Stendere il pesce nella teglia, irrorare con olio, vino bianco e brodo (io ho usato quello vegetale in mancanza di altro). Infornare e far cuocere per circa 15-20 minuti o finché non inizia a dorarsi (la cottura non è in verità molto prolungata, la carne è tenerissima e bisogna stare attenti a non farla “spappolare” definitivamente). A fine cottura trasferire il pesce in un piatto, eliminare le erbe e sfilettarlo incidendolo a partire dal taglio praticato all’altezza della testa fino ad arrivare alla coda (testa e coda non andranno eliminate perché consentono di tenere fermo il resto del corpo mentre si lavora). Io in verità “giro” intorno al pesce con il coltello e lo apro a libro, ottenendo così i due filetti. A questo punto trasferire in un piatto da portata i filetti possibilmente integri (non come i miei!!) e condirli con il fondo di cottura e del prezzemolo tritato. Le erbe conferiscono alla carne un sapore molto delicato e aromatico, oltre a mantenere tutta la leggerezza di un piatto che non ha bisogno di un uso eccessivo di olio o sugo per renderlo più appetitoso.

venerdì 13 gennaio 2012

Saltimbocca alla romana

Ho sempre avuto dei punti fermi in cucina, come ad esempio evitare la frittura (tutto ciò che può essere fritto può essere anche infornato) e NON cucinare mai con il burro. Entrambi questi tabù sono ovviamente caduti nel giro di breve tempo, con buona pace delle mie letture circa i vantaggi di una cucina salutare. Non è tanto per una questione di dieta, anche perché ogni volta che pronuncio la parola "dieta" mi prende la tristezza cronica, ma anche se lo fosse non credo che riuscirei seriamente a resistere ai condimenti più sostanziosi, quelli in cui affogare senza rimorsi mezza pagnotta di pane. E poi diciamolo, il freddo invoglia. Con il freddo si bruciano grassi anche stando fermi, solo per scaldarsi. E io per scaldarmi questa volta mi sono rifatta alla tradizione romana con una ricetta di semplice realizzazione e che si presta anche a gustose varianti.

Non so perché ma la tradizione mi sembra sempre più calorica rispetto a ricette di nuova generazione, tutte molto più attente alle calorie e agli accostamenti. Ammettiamo che unire carne, affettato e burro non è il massimo della leggerezza ma pare che il saltimbocca sia in voga già dall'800 e non vedo il motivo d'interrompere questa tradizione...

Ingredienti per 2 persone:

4 fettine di vitello
4 fette di prosciutto crudo
4 foglie di salvia
burro (circa 20-25 gr)
vino bianco
sale

Passare il batticarne sulle fettine di vitello per renderle belle piatte e stese. Salarle e stendere su ciascuna una fetta di prosciutto e una foglia di salvia fermando con uno stecchino. In una padella far sciogliere il burro e soffriggere le fettine da entrambi i lati. Dopo averle fatte rosolare, aggiungere del vino bianco e continuare fino a cottura. Servire nei piatti aggiungendo il fondo di cottura rimasto.

Da leccarsi le dita...

giovedì 12 gennaio 2012

Finocchi ripieni

Giornate un po' pigre, a dirla proprio tutta. Leggo, cucino, guardo film...e scrivo poco, molto poco. In compenso sogno molto e stranamente ricordo quasi tutto al mio risveglio. Ci sono alcune mattine in cui sono ancora aggrappata a parole, immagini svanite come fumo in uno spazio aperto. C'è qualcosa del sogno che mi resta attaccato e che a volte ritrovo la sera successiva, la maggior parte delle volte non ritrovo affatto. Sognare è un po' come guardare indietro per questo forse ricordare e sognare sono intrisi della stessa nostalgia.

Oggi voglio postare una ricetta preparata la scorsa settimana e che sicuramente riproporrò a qualche pranzo o cena.
Una verdura gettonatissima in questo periodo è il finocchio. Io l'ho sempre cucinato gratinato al forno con la besciamella, un modo veloce e comunque gustoso. Ultimamente lo preparo anche al sugo o in bianco con aglio e olio (e pecorino!), ma sentivo il bisogno di qualcosa di nuovo. Ho trovato qualche ricettina sfiziosa nel blog di Fiordisale e mi sono messa all'opera.

Ingredienti per quattro persone:

2 finocchi grandi
1 carota
1/2 cipolla
uva sultanina
pinoli
parmigiano
pecorino
olio
sale
pepe

Pulire, spaccare a metà i finocchi e lessarli fino quasi a cottura. Staccare le foglie più esterne che serviranno da contenitori per il ripieno. Tritare la carota, la mezza cipolla e il cuore del finocchio, stufarli in padella con un po' d'olio e una mestolata di acqua di cottura dei finocchi. Aggiungere l'uvetta, i pinoli e condire con sale, pepe e parmigiano. In una teglia da forno disporre le foglie lasciate da parte e farcirle con il ripieno. Aggiungere qualche altro pinolo e una mancita di pecorino. Irrorare con un po' d'olio e aggiungere del brodo vegetale o dell'altra acqua di cottura. Infornare a 180° per circa 15-20 minuti o fino a quando non si formerà una deliziosa crosticina.

domenica 8 gennaio 2012

La Besciamella

Proprio lei, la Regina delle Salse. Immagino che molti food blogger ne abbiano abbastanza di leggere post sulle tecniche di preparazione della salsa besciamella, soprattutto i food blogger più navigati che sono già oltre nell'eplorazione di nuovi sapori...

Questo sembra quindi il momento giusto per confessare l'inconfessabile: ho sempre utilizzato la besciamella già pronta. Cosa mi ha fatto cambiare idea? Forse la voglia crescente che anch'io, da un po' di tempo a questa parte, ho di sperimentare. Ma soprattutto la curiosità di sapere cosa mangio e come viene preparato e se c'è un modo per farlo più buono che non sia quello pronto per l'uso che le esigenze a volte c'impongono.

Le esigenze. Già. Piccola digressione sulle esigenze reali o presunte tali.

Guardo scarsamente la televisione perché quando ho del tempo libero preferisco fare altro. Ma da quando ho MOLTO tempo libero, mi capita di "addivanarmi" con il telecomando in mano e fare zapping. Dico "fare zapping" perché guardare la televisione è seriamente impossibile. Tranne qualche raro programma o qualche film decente non trasmesso alle 02:00 del mattino (una svista nel palinsesto?) il resto è solo pubblicità e mondezza. Nella migliore delle ipotesi solo pubblicità, che scatta all'unisono su tutti i canali e quindi anche lo zapping diventa un'operazione un po' inutile. Al massimo si può passare dalla pubblicità che reclamizza un nuovo rivoluzionario spazzolino a quella di una macchina che evita un riccio per strada. Ma le migliori restano quelle dei farmaci. In un intervallo si possono contare dalle cinque alle sei pubblicità di rimedi contro: tosse, mal di testa, diarrea, bruciore di stomaco, mal di schiena, febbre, micosi...(mi sfugge qualcosa?)
Mi viene da pensare che l'Italia sia un paese di ipocondriaci che al primo soffio di vento per precauzione ingeriscono tonnellate di anti-virus di ogni sorta.

Il concetto che la salute è a portata di mano lo trovo falso e insopportabile. Non ci si può più ammalare perché anche in questo caso le esigenze non ce lo permettono. Troppi impegni, troppo lavoro, troppo di tutto in un tempo che non basta mai. E allora ecco la pillola magica, la medicina solubile, il farmaco sintetico che risolve il problema. Il tutto in pratiche confezioni tascabili che nelle pubblicità le amiche si scambiano come se fossero rossetti.

Ma che c'entra tutto questo con la besciamella pronta? Anche la besciamella, come altri alimenti precotti, lavati (ma sappiamo davvero come?), tagliati, conditi...sono prodotti da scaffale fatti ad hoc per le nostre "esigenze". Ma forse se mangiassimo in maniera più sana, se dedicassimo più tempo alla cura della persona (che non sia un rifarsi lo smalto o la tinta ai capelli), se fossimo più scrupolosi nei nostri acquisti (e forse se lavorassimo di meno e con meno stress) avremmo anche meno bisogno di pillole e rimedi veloci contro mali passeggeri che il corpo sa già benissimo da solo come affrontare.

Si dice che la praticità faccia risparmare tempo, mi chiedo allora quel tempo che risparmiamo nel fare una besciamella o nel curarci il mal di gola con una pasticca invece che lenirlo con una tisana, come venga mai speso.

Se potessi andrei a mungermi il latte per il mio consumo giornaliero, purtroppo non ho una mucca parcheggiata in giardino e devo accontentarmi dei "latti" per la maggior parte uguali dei supermercati. Come diceva Terzani: c'è il latte a lunga conservazione, il latte intero, quello parzialmente scremato...ma il latte della mucca, dov'è?

Da un po' di tempo a questa parte mi sto lasciando alle spalle il confezionato, il precotto, l'imposto da un mercato che ci vuole tutti allineati alla cassa. Ci provo, per quel che posso, e ogni giorno guadagno qualcosa. Ieri ho guadagnato la mia prima besciamella fatta in casa.

Ingredienti:

100 g di burro
100 g di farina
1 litro di latte
noce moscata
sale

Far sciogliere il burro in un tegame. A fuoco spento aggiungere la farina setacciata e amalgamare. Accendere nuovamente il gas e continuare a mescolare facendo cuocere la farina con il burro finché non diventi di un colore dorato ma facendo attenzione a non farla attaccare al tegame. Togliere nuovamente dal fuoco e aggiungere il latte. Mescolare e far riprendere il bollore aggiungendo al composto un pizzico di sale e una grattata di noce moscata. Continuare la cottura fino alla consistenza desiderata, che può essere più o meno morbida a seconda delle successive aggiunte di latte o farina: latte per renderla più morbida, farina per renderla più consistente.

Differenze con quella comprata? Una besciamella morbida e profumata pronta in pochi minuti e subito spalmata sui miei cannelloni fatti in casa...

giovedì 5 gennaio 2012

Frollini alla vaniglia

Tornata da una passeggiata al mare con i cani. Queste sono giornate in cui il maltempo spazza via la gente dalle strade e dalle spiagge e li riserva ai pochi temerari noncuranti della pioggia che minaccia.
Oggi il mare era di un grigio cielo molto particolare, cupo ma luminoso allo stesso tempo. Nonostante il vento che s'infilava tra il cappuccio della giacca e il collo, l'atmosfera mi trasmetteva una sensazione di tranquillità. Di placida tranquillità.

Il mare non smette mai di affascinarmi, è uno spettacolo così familiare eppure mutevole a seconda delle giornate, del tempo, del colore del cielo e delle nuvole di passaggio. Non mi stanca guardarlo.

In una giornata come questa viene voglia di qualcosa di molto profumato e dolce da accompagnare ad una buona tazza di tè...



Ingredienti:

250 g di farina
150 g di zucchero
150 g di burro
3 tuorli
1 cucchiaino di lievito vanigliato
2 cucchiaini di rum
aroma di vaniglia
zucchero di canna

Lavorare i tuorli con lo zucchero, aggiungere il burro ammorbidito, l'aroma di vaniglia, i cucchiaini di rum, la farina e per ultimo il lievito vanigliato. Lasciar riposare il composto in frigo per una mezzora, poi stenderlo sul piano di lavoro ad uno spessore di circa mezzo centimentro. Ritagliare delle forme con uno stampino e cospargere la base (o una metà del biscotto) con lo zucchero di canna. Cuocere in forno per circa 10 minuti a una temperatura di 150° (a forno ventilato). A cottura ultimata e dopo aver lasciato raffreddare i biscotti, volendo si può immergere l'altra estremità nella crema di cioccolato amaro precedentemente sciolto a bagnomaria. Questi biscotti sono infatti molto dolci e la puntina di cioccolato amaro conferisce un gradevole contrasto.

Perfetti con dell'ottimo tè nero alla vaniglia. Tutti da inzuppare.

mercoledì 4 gennaio 2012

Pane alla Bismarck con prosciutto

In questi giorni non riesco a scaldarmi, le mie estremità gridano vendetta.
Amo molto l'inverno, come in verità amo tutte le stagioni - tendo a stancarmi sempre di ciò che rimane immutato e credo non riuscirei a sopportare un'estate perenne come un perenne inverno. E quindi amo il mare ma anche la montagna, il lago e la campagna. Mi piacerebbe avere una casa mobile, una sorta di magico castello di Howl che si sposta dove vuole, anzi, che senza bisogno di spostarsi gli basta girare la chiave nella toppa per essere in più luoghi diversi.

Proprio qualche giorno fa (era il primo dell'anno se non sbaglio) l'hanno trasmesso in tv con la solita carrellata di pubblicità. Allora ho infilato il dvd nel lettore e mi sono sparata una buona ora di cinema. La televisione in genere mi fa venire fame, i cartoni giapponesi mi fanno venire l'acquolina in bocca... C'è una scena in quel film in cui sembra di sentire l'odore della pancetta che sfrigola in padella...

Miyazaki ha la capacità di parlare attraverso un mondo fantastico in cui non fanno altro che rispecchiarsi i demoni dei nostri tempi: la guerra, il progresso, l'avidità, l'indifferenza ma anche la speranza di un cambiamento attraverso l'amore e la consapevolezza che sempre sono incarnati da personaggi bambini, i soli che ancora non hanno imparato a dimenticare.

Per quanto distanti possano essere gli stili e le ambientazioni, questo genere di racconto favolistico mi fa venire in mente Buzzati e i suoi spiriti del bosco che solo i bambini, prima di diventare adulti, sono in grado di comprendere.

E di spiriti sono pieni i film di Miyazaki...c'è n'è uno speciale anche per le musiche...



E ora, tornando alla famosa pancetta che sfrigola...vedendo Howl mi è venuta voglia di qualcosa di assolutamente calorico e burroso, adatto a questo freddo e un po' anche al tempo grigio degli ultimi giorni - che nonostante tutto non smette mai d'affascinarmi...

Propongo quindi un piatto semplice, semplice ma di sicuro gusto...

Ingredienti per due persone:

2 fette di pancarrè
2 fette di prosciutto crudo
2 uova
sale
pepe
salvia
burro
olio

Far rosolare il buurro in padella con un goccino d'olio e qualche fogliolina di salvia spezzettata. Aggiungere le due fette di pancarrè e farle bruscare bene da entrambi i lati. In un altro padellino rompere le uova e friggerle con pochissimo olio, sale e pepe. A cottura quasi ultimata trasferire le uova su ciascuna fetta di pane, stendere le fette di prosciutto e cuocere ancora per pochi minuti. Impiattare e mangiare subito!

Io ho aggiunto la salvia per rendere il burro più aromatico e inoltre il sapore si sposa molto bene con il prosciutto crudo. Un'altra variante potrebbe essere quella di utilizzare dell'olio tartufato o meglio ancora grattuggiare (al posto del pepe) del tartufo nero. Il prosciutto infine può essere sostituito da pancetta croccante e se siete tipi proprio coraggiosi potete provare l'ebbrezza di mangiarlo a colazione come gli anglosassoni...

martedì 3 gennaio 2012

Lenticchie e salsicce

Benché tenti di convincere me stessa che i giorni di festa sono come tutti gli altri, dopo il capodanno mi ritrovo sempre a fare i conti con la sensazione di essere uscita da un periodo insolito, diverso da tutti gli altri. Non che io senta ancora la magia del natale, ma c'è qualcosa di stranamente sospeso nel periodo natalizio, qualcosa che mi è difficile spiegare. In parte credo sia dovuto al particolare momento che sto vivendo, ma in parte è una sensazione che ho sempre avuto. E ora che le feste sono praticamente finite (c'è ancora la Befana ma è un giorno un po' solitario che "si porta via" - come vuole il detto - tutte le altre feste. Un po' come una domenica inaspettata). Dicevo, ora che le feste sono praticamente finite, ritorno all'ordine naturale delle mie giornate che in verità hanno ben poco di ordinato.

La cucina mi aiuta molto, per me è terapeutica. Mi piacerebbe realmente imparare a cucinare e avere la soddisfazione di non copiare più le ricette ma farne di mie. E non è detto che questo nuovo anno non abbia in serbo per me un corso di cucina. Certo, anche la sperimentazione amatoriale la trovo appassionante, se non fosse che quando le cose non mi vengono esattamente come dovrebbero, mi chiedo se quando mi sono venute è stato un caso fortuito o merito di un'imperscrutabile combinazione astrale. Ma non voglio prendere la cucina troppo sul serio come del resto cerco di non prendere nulla troppo sul serio. Credo di averlo fatto per troppo tempo e ora sento che è arrivato il momento di vivermi con leggerezza, ironia e desiderio.

La ricetta di oggi appartiene ancora all'anno vecchio, ma per quanto mi riguarda la proporrei ogni giorno dell'anno! La lenticchia è il mio legume preferito, la cucino anche in estate e la mangio a insalata condita con sedano, pomodorini, carote e cipollina fresca. In inverno è ottima per la minestra ma anche come contorno da accompagnare a salsicce o carni sostanziose come il cotechino.

Non avendo però molta simpatia per il cotechino (se dovessi fare un'associazione d'idee, a dire cotechino mi viene in mente grasso! ma di quel tipo scivoloso e un po' unto...) e quindi vai di salsicce che invece mangerei anche a colazione senza ritegno alcuno. E proprio per questo ne faccio un uso moderatissimo...

La sera dell'ultimo dell'anno mi sono però concessa questo sfizio e ho preparato il mio piatto di lenticchie "guarnito" da due salsicce di tutto rispetto (che poi sono diventate tre perché ho attinto direttamente al tegame). Ecco la ricetta:

Ingredienti per due persone affamate

250 gr di lenticchie (io uso quelle di Castelluccio)
1/2 cipolla
1 gambo di sedano
1 carota
2 cucchiai di pomodoro in pezzi
1 litro e 1/2 d'acqua
6 salsicce
aglio
olio
sale

Lavare sotto l'acqua corrente le lenticchie per eliminare le impurità. Metterle in un tegame con 1 litro e 1/2 d'acqua fredda. Aggiungere del sale grosso, la mezza cipolla, il sedano e la carota puliti e spaccati a metà. Far raggiungere il bollore e cuocere per circa 35-40 minuti. Intanto in una pentola con dell'acqua far sgrassare le salsicce eliminando con una schiumarola il grasso che affiora in superficie. A questo punto scolare le salsicce e farle rosolare in padella con pochissimo olio (se la padella è antiaderente si può fare a meno dell'olio).
Sempre a parte, far rosolare uno spicchio d'aglio con un po' d'olio e aggiungere i cucchiai di pomodoro in pezzi (la quantità dipende da quanto piacciano o meno sugose, io le preferisco poco sugose...). Aggiungere al pomodoro una mestolata d'acqua di cottura delle lenticchie e continuare fino a cottura del pomodoro.

Al termine dei 35-40 minuti eliminare dall'acqua di cottura delle lenticchie (notevolemente ridotta) la cipolla, il sedano e la carota. Aggiungere il pomodoro privandolo dell'aglio e le salsiccie a cottura praticamente ultimata. Lasciar cuocere per altri cinque minuti fino a che l'acqua non sia completamente assorbita. Le lenticchie infatti non devono essere scolate, ma cotte con una quantità tale di liquido che venga assorbito fino a cottura.

Ho letto altrove che l'acqua di cottura andrebbe cambiata almeno una volta, ma io non eseguo questa operazione.

Lasciar insaporire e "fermare" per qualche minuto in modo che l'ultima acqua venga assorbita. E' un equilibrio delicato, le lenticchie non devono essere né troppo asciutte né troppo acquose...

E come dico sempre io...quel che resta il giorno dopo è ancora più buono...